Translate

venerdì 28 giugno 2013

COMUNICAZIONE AI COLLEGHI In data odierna il Consiglio Centrale di Rappresentanza ha incontrato, alla presenza del Comandante Generale, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Dott. Fabrizio Saccomanni, il Sottosegretario Alberto Giorgetti, i diretti collaboratori del Ministro ed i rappresentanti della Ragioneria Generale dello Stato. Il Ministro ha comunicato di avere affidato al Sottosegretario Alberto Giorgetti l’incarico di mantenere i rapporti con il COCER.

Riceviamo da Ficiesse e pubblichiamo

 

COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA

Consiglio Centrale di Rappresentanza

  
COMUNICAZIONE AI COLLEGHI
In data odierna il Consiglio Centrale di Rappresentanza ha incontrato, alla presenza del Comandante Generale, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Dott. Fabrizio Saccomanni, il Sottosegretario Alberto Giorgetti, i diretti collaboratori del Ministro ed i rappresentanti della Ragioneria Generale dello Stato.

Il Ministro ha comunicato di avere affidato al Sottosegretario Alberto Giorgetti l’incarico di mantenere i rapporti con il COCER.

Nel corso dell’incontro sono stati sviluppati i seguenti temi:

  • ruolo della rappresentanza;
  • blocco stipendiale;
  • armonizzazione del sistema previdenziale;
  • IMU per i militari;
  • buoni pasto.
Il COCER aveva al riguardo predisposto un apposito documento (All. 1), nel quale era stato evidenziato il crescente disagio del personale in ragione del progressivo peggioramento delle condizioni economiche e di impiego.

Dopo un approfondito esame tecnico delle tematiche suddette, si è convenuto di continuare il confronto in un prossimo incontro che si terrà nei primi giorni di luglio.


Roma, 25 giugno 2013


IL COCER DELLA GUARDIA DI FINANZA

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
   ALLEGATO 1

COMANDO GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA

Consiglio Centrale di Rappresentanza

 
 
Incontro con il Signor Ministro dell’Economia e delle Finanze del giorno 25 giugno 2013
 
 
1.     RUOLO DELLA RAPPRESENTANZA
 
L’instaurazione di efficienti forme di relazione e confronto fra il Ministro dell’Economia e delle Finanze e il Consiglio Centrale di Rappresentanza è un fattore importante non solo per la tutela degli interessi del personale, ma anche per determinare il buon andamento dell’Istituzione.
Nel corso degli anni questo rapporto ha vissuto fasi non sempre agevoli anche perché risente, e non potrebbe essere altrimenti, del fatto che il Ministro è, da un lato l’autorità di riferimento e dall’altro il responsabile delle finanze pubbliche; pertanto, colui che all’interno del Governo determina scelte che incidono direttamente sulle dinamiche del trattamento economico.
Questo stato di cose si è verificato con maggiore evidenza in sede di concertazione, allorquando i rappresentanti del personale delle altre amministrazioni del comparto hanno potuto sviluppare un continuo confronto con le loro controparti governative, mentre la scelta del MEF di non partecipare ai lavori con un proprio sottosegretario ha, nei fatti, privato i finanzieri del loro interlocutore.
In proposito, possiamo comprendere la scelta di non presentarsi su un tavolo di contrattazione per non finire nella morsa fra rappresentanze sindacali ed esponenti di altri dicasteri, nondimeno rivendichiamo il nostro buon diritto ad avere, al pari degli altri, un adeguato livello di interlocuzione con il nostro Ministro di riferimento.
Sussiste quindi la necessità di instaurare un corretto sistema di relazioni stabili, anche al di fuori del tavolo presso la Funzione Pubblica, che permetta di affrontare sia gli aspetti  rientranti nella concertazione, a cominciare dal trattamento economico e da quello previdenziale, sia altri temi di fondamentale rilievo per il personale che possono essere affrontati nell’ambito delle Sue competenze. 
Le chiediamo quindi di prevedere forme stabili di relazione anche attraverso l’individuazione di un Sottosegretario che curi con continuità i rapporti laddove ritenga, a causa dei suoi impegni, di non poter essere disponibile.
La rappresentanza del personale militare soffre di forti limitazioni in ragione delle regole che ne disciplinano l’attività :
·        nasce, nel 1978, come organo affiancato ai comandanti;
·        acquisisce una competenza nella concertazione del contratto di lavoro nel 1995;
·        gli viene attribuito un ruolo negoziale, al momento non meglio riempito di contenuti, nel 2010.
E’ evidente l’insufficienza di questo strumento a garantire una corretta tutela degli interessi del personale avente status militare. A tal riguardo, da tempo gli organi di rappresentanza della Guardia di Finanza hanno manifestato l’esigenza di disporre di un organismo, direttamente dialogante con il Ministro dell’Economia e delle Finanze e non con quello della Difesa:
·        esterno e autonomo dall’Amministrazione, realizzando, nell’interesse dei finanzieri e dell’efficienza della stessa Guardia di Finanza, la separazione fra la linea di comando e l’organo di tutela del personale;
·        giuridicamente in grado di contrattare, sia al primo sia al secondo livello. In quest’ambito, anche alla luce dell’evoluzione dell’assetto dello Stato, va ricompresa la possibilità di interfacciarsi con le Regioni e gli enti locali per le materie di loro competenza;
·        capace di tutelare concretamente, sia sul piano collettivo sia su quello individuale, il personale anche attivando procedure di conciliazione e di arbitrato che permettano di limitare il ricorso al contenzioso in sede giudiziaria.
 
 
2.    Blocco stipendiale, armonizzazione del sistema previdenziale e altri provvedimenti rilevanti per il personale.
 
Nei giorni scorsi le Commissioni Parlamentari competenti nel merito hanno espresso i loro pareri circa l’armonizzazione del sistema previdenziale e l’estensione del blocco stipendiale al 2014 (all. 1 e 2).
Sul primo punto hanno concordato sulla posizione espressa da questo Consiglio  in ordine all’opportunità di rinviare l’emanazione del provvedimento all’esito degli ulteriori approfondimenti che il Governo intende svolgere in merito al più generale tema della riforma pensionistica (all. 3).
Sul secondo, hanno approvato un “parere condizionato” che, però, di fatto, costituisce un via libera all’estensione del blocco anche al 2014.
Sulla materia  il Consiglio aveva espresso una serie di motivate riserve in ordine alla legittimità di alcune misure e alla loro equità , sia con riguardo al confronto delle posizioni fra gli operatori del Comparto con il resto del pubblico impiego, sia all’interno del Comparto stesso (cfr. cit. all. 3 e 4).
Tali argomenti erano stati integralmente recepiti dalla Commissione Difesa della Camera che, all’unanimità , si era dichiarata a favore dello stralcio della posizione del personale del Comparto (all. 5).
Ribadiamo in proposito la netta contrarietà all’estensione del blocco attesi i rilevati profili di:
·        iniquità ;
·        illegittimità , anche in ordine all’estensione ulteriore della vigenza di disposizioni a carattere eccezionale.
Occorre trovare forme diverse di copertura, laddove ne sussista effettivamente l’esigenza, (cosa che non è immediatamente desumibile dalla lettura dei documenti di accompagnamento del provvedimento). Tra  l’altro l’art. 16, comma 1, del d.l. n. 98/2011 individua anche altre forme di conseguimento degli ulteriori risparmi e vorremmo conoscere se quelle misure sono state attuate e quali siano i risparmi che verranno conseguiti.
Il blocco delle retribuzioni, così realizzato, costituisce una determinante fonte di malcontento e disagio.
Non abbiamo mai assunto posizioni corporative, ci siamo dichiarati pronti a fare la nostra parte: se non è previsto il rinnovo del nostro contratto al pari di quello di tutti gli altri dipendenti pubblici attese le condizioni di finanza pubblica lo possiamo comprendere.
Quello che non possiamo assolutamente accettare e respingiamo con tutta la nostra forza, sono le iniquità che derivano dalla reiterazione di una norma sbagliata, che crea ingiustificate differenziazioni fra persone che lavorano negli stessi luoghi, che non raccorda più la retribuzione al grado rivestito o all’anzianità maturata in assenza di alcuna visione che ridisegni le carriere o fornisca prospettive di soluzione plausibili.
Gli iniqui e illegittimi tagli rendono oramai insostenibile la posizione, in particolare, dei livelli più bassi di retribuzione, soprattutto per i colleghi che lavorano nelle aree settentrionali e nei grandi centri urbani. Anche di qui discendono le costanti richieste di essere trasferiti verso le regioni di origine, richieste oramai non più accoglibili a causa dell’insostenibilità delle procedure di mobilità sul territorio derivante dal blocco del turn over.
Inoltre, il blocco del turn over, la riforma  del sistema pensionistico e l’obbligo di reclutare il personale del ruolo di base dopo un periodo pluriennale di servizio nelle FF.AA., determina una marcata elevazione dell’età media che ha riverberi negativi sull’efficienza dei servizi e sulla condizione del personale che è chiamato ad espletarli.
Un esempio, con un taglio lineare si è inciso, per l’ennesima volta, sui fondi destinati ad assicurare, come da contratto di lavoro sottoscritto e finanziato in fase di concertazione, il vitto del personale. Oggi, quel taglio di pochi milioni di euro costringe tutti i comandanti a rimodulare i servizi in modo da non ricomprendere le fasce orarie in cui dovrebbe essere assicurato il pasto, a prescindere da ogni valutazione in ordine all’efficienza e funzionalità dell’operatività . E’ di tutta evidenza che chi si reca presso un’azienda per condurre un’ispezione dovrebbe poter lavorare dalla mattina al pomeriggio e non interrompere l’attività alle 14 (orario allo scadere del quale si matura il diritto a fruire del pasto). Come conciliare poi questo con la giusta esigenza di contenere la durata dei controlli come previsto dallo Statuto del contribuente?
Un ulteriore e singolare caso per capire il disagio è l’applicazione dell’IMU.
La vigente normativa sull’I.M.U. prevede quale requisito per l’accesso all’agevolazione “prima casa” per il pagamento della imposta il doppio requisito della residenza anagrafica e della dimora abituale, senza prevedere deroghe alcune.
Tale previsione impatta negativamente ed, a nostro avviso ingiustificatamente, sul personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia che viene comandato a prestare servizio presso una sede diversa da quella di residenza e che per la mancanza del doppio requisito si trova nella condizione di dover pagare l’imposta relativa alla propria unica abitazione di proprietà come “seconda casa”.
Riteniamo, anche in dipendenza alla citata specificità del personale del Comparto, di cui la mobilità sul territorio è uno degli elementi caratterizzanti (che non trova attualmente risposta in adeguate politiche alloggiative), che debba essere prevista una precisa deroga per il personale del Comparto, tanto più che una norma di salvaguardia del tutto analoga è già prevista dall’art. 66 della Legge n. 342/2000 per le agevolazioni fiscali riferite all’acquisto della prima casa.
Sussiste uno stato generale di sofferenza a cui occorre porre rimedio urgentemente con misure concrete, indicando anche prospettive credibili di medio periodo. Occorre uscire dalla dannosa logica dei tagli lineari indistinti, dai provvedimenti emergenziali a durata illimitata.
Si stanno compromettendo le vite e le prospettive delle persone e delle famiglie distillando incertezza. Si mettono le organizzazioni non più in condizione di erogare i servizi.
 
 

Nessun commento: