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venerdì 18 ottobre 2013

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-02160 presentato da DAMBRUOSO Stefano..l 3 maggio 2013 il Consiglio d'Europa nel rapporto sulla popolazione carceraria nei 47 Stati membri ha indicato l'Italia come il Paese con il maggior sovraffollamento nelle carceri dopo Serbia e Grecia, con un record di 147 detenuti per ogni 100 posti...




Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-02160
presentato da
DAMBRUOSO Stefano
testo di
Martedì 15 ottobre 2013, seduta n. 97
DAMBRUOSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   il 3 maggio 2013 il Consiglio d'Europa nel rapporto sulla popolazione carceraria nei 47 Stati membri ha indicato l'Italia come il Paese con il maggior sovraffollamento nelle carceri dopo Serbia e Grecia, con un record di 147 detenuti per ogni 100 posti. Nel documento si evidenzia anche che il nostro Stato è al terzo posto per numero assoluto di detenuti in attesa di giudizio dopo Ucraina e Turchia, e che il basso numero di guardie carcerarie rende ancora più grave la gestione degli istituti penitenziari italiani;
   il SAPPE, Sindacato autonomo polizia penitenziaria, ha più volte denunciato la difficilissima situazione in cui versa il nostro sistema penitenziario, ricordando che dall'inizio del 2013 si sono registrati 7 suicidi di poliziotti penitenziari, 100 dal 2000 ad oggi;
   da una rilevazione effettuata dal dipartimento per l'amministrazione penitenziaria emerge che gli operatori di polizia penitenziaria effettivamente in servizio nel mese di dicembre 2012 erano 37.989, circa 7.000 in meno — come denunciato più volte dai sindacati del comparto — di quelli previsti per legge in pianta organica. Questi numeri quanto mai allarmanti sono ascrivibili da un lato, al blocco delle assunzioni che negli ultimi anni ha fortemente penalizzato la polizia penitenziaria, dall'altro, alla mancanza di concorsi pubblici per i profili amministrativi che ha portato molte guardie carcerarie ad un impiego stabile nei ruoli amministrativi, sottraendo unità di polizia penitenziaria all'espletamento dei compiti istituzionali. Tale criticità è evidenziata anche nel «rapporto» del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria del mese di settembre 2012 — dove tra i principali obiettivi dell'amministrazione si indica espressamente quello di ridurre il numero del personale di polizia penitenziaria adibito a compiti propri del personale amministrativo. Ed infatti, sulla base del quadro tracciato dal «rapporto», il 22 marzo 2013, con apposito decreto, il Ministro della giustizia ha sostituito le tabelle allegate al decreto ministeriale 8 febbraio 2001, riformando in modo radicale le dotazioni organiche del corpo di polizia penitenziaria, con riferimento sia alle strutture detentive sia ai servizi penitenziari (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, provveditorati regionali, scuole di formazione). In particolare, questo provvedimento definisce le piante organiche dei servizi penitenziari al fine di evitare discutibili assegnazioni temporanee sine die di personale di polizia penitenziaria in uscita dagli istituti. Il decreto, tuttavia, a parere delle organizzazioni sindacali più rappresentative, pur apprezzabile nelle intenzioni, si limita a «fotografare» l'esistente, cioè cristallizzare i numeri già presenti presso le strutture non detentive, che in questo modo acquistano in via definitiva il personale assegnato in posizione di distacco, privandone gli istituti carcerari di provenienza e aggravando ulteriormente la carenza di personale effettivamente in servizio;
   il problema degli organici della polizia penitenziaria costituisce, poi, una delle tre direttrici del cosiddetto piano carceri, rispetto al quale l'assunzione di 1.800 unità di personale dei vari ruoli del Corpo di Polizia Penitenziaria (resa possibile grazie all'articolo 4, comma 1 della legge 26 novembre 2010, n. 199, di modifica dell'articolo 2, comma 215, legge 23 dicembre 2009, n. 191) a copertura dell'aumentato fabbisogno connesso al fisiologico avvicendamento ed all'apertura delle nuove strutture, consentirà al massimo di arginare il decremento dell'organico ma certamente non ne favorirà la necessaria implementazione –:
   se intenda valutare la possibilità di:
    a) rivedere il decreto ministeriale 23 marzo 2013 e le tabella ad esso allegate, per conseguire una equilibrata razionalizzazione degli organici della polizia penitenziaria superando le criticità segnalate dai sindacati di categoria;
    b) indire, in vista della piena realizzazione del citato «piano carceri», bandi di concorso per integrare le dotazioni del comparto sia nei ruoli amministrativi che in quelli operativi e adeguare il personale effettivamente in servizio alle esigenze del sistema penitenziario italiano. (4-02160)

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