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lunedì 4 novembre 2013

RICERCA. TELETHON: SCOPERTO MECCANISMO RESPONSABILE IPERTENSIONE DALLO STUDIO RIMEDIO FARMACOLOGICO PER ABBASSARE LA PRESSIONE


RICERCA. TELETHON: SCOPERTO MECCANISMO RESPONSABILE IPERTENSIONE
DALLO STUDIO RIMEDIO FARMACOLOGICO PER ABBASSARE LA PRESSIONE

(DIRE) Roma, 4 nov. - Dalla ricerca su una rara patologia del
rene arriva un suggerimento importante su come affrontare
l'ipertensione arteriosa, fattore di rischio per il sistema
circolatorio che solo in Italia riguarda un terzo della
popolazione adulta.
Lo studio, finanziato da Telethon e pubblicato su Nature
Medicine dal team di Luca Rampoldi dell'istituto Telethon
Dulbecco presso l'istituto San Raffaele di Milano ha messo in
luce un meccanismo che collega l'uromodulina, proteina presente
nelle urine, a un rischio maggiore di sviluppare l'ipertensione
arteriosa e il danno renale.
Da anni questo gruppo di ricerca studia una rara malattia
renale dovuta a difetti nel gene che contiene le informazioni per
l'uromodulina, la proteina piu' abbondante normalmente presente
nelle urine. Sebbene questa proteina sia stata scoperta piu' di
50 anni fa, la sua funzione biologica continua ad essere un
mistero.
Il punto di partenza di questo lavoro e' stata la scoperta che
alcune varianti comuni del gene dell'uromodulina, in particolare
della regione che ne regola l'espressione e quindi la produzione,
sono associate ad un rischio maggiore di sviluppare ipertensione
e danno renale nel corso della vita. In questo studio, i
ricercatori Telethon hanno scoperto le basi biologiche di tale
associazione, attraverso un complesso lavoro condotto e
coordinato dal team di Rampoldi insieme a quello di Olivier
Devuyst dell'universita' di Zurigo. Tale lavoro ha combinato
studi di ricerca di base su modelli cellulari ed animali e di
ricerca clinica su coorti di pazienti. Il lavoro si e' avvalso di
diverse collaborazioni, tra cui quella in ambito clinico con il
team di Paolo Manunta dell'universita' San Raffaele, per studi di
patologia renale con Maria Pia Rastaldi dell'Ospedale Policlinico
di Milano, e per studi epidemiologici con un consorzio di
universita' svizzere (Berna, Ginevra, Losanna, Zurigo).
Rampoldi, responsabile dell'unita' di Genetica molecolare
delle malattie renali dell'istituto San Raffaele, spiega:
"analizzando decine di biopsie renali e centinaia di campioni di
urine di persone con pressione arteriosa e funzionalita' renale
normali, abbiamo osservato che i livelli di uromodulina variavano
in base a precise sequenze nel Dna. In particolare, le persone
che avevano delle varianti in grado di metterle 'a rischio' di
pressione alta o danno renale producevano molta uromodulina,
viceversa i portatori delle varianti protettive. Ci siamo quindi
chiesti in che modo un alto livello di espressione del gene
dell'uromodulina potesse portare a un aumento del rischio di
sviluppare ipertensione o danno renale nel corso della vita".
Dal lavoro sui modelli murini e' emerso che un aumento della
produzione di uromodulina determina la comparsa di ipertensione
gia' in giovane eta', ma anche che una riduzione dell'apporto di
sale nella dieta e' sufficiente per ripristinare valori normali
di pressione sanguigna. "La nostra ipotesi- continua il
ricercatore- e' che questa proteina favorisca il riassorbimento
di sale e acqua a livello renale, con un meccanismo che abbiamo
parzialmente identificato. Alti livelli di espressione provocano
un maggiore riassorbimento di sodio, potenziando l'azione di una
specifica proteina di trasporto localizzata nel rene: questo si
traduce in un aumento della pressione sanguigna. La prova del
nove? Somministrando un potente diuretico che ha come bersaglio
proprio questo sistema di riassorbimento, abbiamo riscontrato un
maggiore effetto del farmaco sulla pressione negli animali
'superproduttori' di uromodulina".
Aggiunge Manunta, nefrologo e direttore della scuola di
specializzazione in Nefrologia dell'Universita' Vita-Salute San
Raffaele "lo stesso meccanismo sembra essere conservato anche
nell'uomo: pazienti ipertesi trattati con lo stesso diuretico
hanno infatti mostrato una riduzione significativa della
pressione solo se portatori delle varianti genetiche associate a
maggiore espressione di uromodulina". Altro aspetto importante
emerso da questo studio e' che alti livelli di espressione di
uromodulina causano la comparsa di lesioni renali in eta'
avanzata.
"Questo studio e' un chiaro esempio di ricerca traslazionale-
commenta Manunta- perche' sono stati trasferiti i risultati
ottenuti nei modelli sperimentali alla pratica clinica sul
paziente con ipertensione arteriosa, grazie all'interazione tra
ricercatori e medici, caratteristica del San Raffaele. In accordo
con una versione sempre piu' personalizzata della medicina,
questo lavoro mostra come la genetica possa aiutare nella scelta
di terapie mirate per l'ipertensione arteriosa, piu' efficaci e
con meno effetti collaterali".
"Il nostro studio- conclude Rampoldi- rappresenta non solo un
contributo significativo alla comprensione del funzionamento dei
nostri reni, ma contribuisce a chiarire quali siano i complessi
meccanismi alla base di malattie comuni quali ipertensione e
malattia renale cronica, suggerendo interessanti applicazioni su
ampia scala: apre infatti la strada allo sviluppo di farmaci per
l'ipertensione che abbiano come bersaglio l'uromodulina o altre
molecole coinvolte nel meccanismo regolato da questa proteina, su
cui c'e' ancora molto da scoprire".
(Com/Wel/ Dire)
14:33 04-11-13

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