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lunedì 23 novembre 2015

Atto Camera Interrogazione a risposta scritta 4-11217 presentato da SORIAL Girgis Giorgio testo di Venerdì 20 novembre 2015, seduta n. 526   SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:    è di pochi giorni fa la notizia delle avvenute dimissioni del consigliere economico per la revisione della spesa pubblica, l'economista e professor Roberto Perotti, entrato appena nemmeno sei mesi fa nello staff di Palazzo Chigi;



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-11217
presentato da
SORIAL Girgis Giorgio
testo di
Venerdì 20 novembre 2015, seduta n. 526
  SORIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
   è di pochi giorni fa la notizia delle avvenute dimissioni del consigliere economico per la revisione della spesa pubblica, l'economista e professor Roberto Perotti, entrato appena nemmeno sei mesi fa nello staff di Palazzo Chigi;
   sembra che Perotti stesse lavorando sulla razionalizzazione delle agevolazioni fiscali, le cosiddette «tax expenditures», su cui il Presidente del Consiglio Renzi ha deciso di non intervenire per scelta politica, lasciando i previsti tagli alla spesa pubblica previsti per il 2016 sotto i 6 miliardi di euro contro i 10 promessi dalla legge di stabilità e ben lontano dal solito obiettivo ambizioso dei 16 miliardi, rendendo a giudizio dell'interrogante la spending review la grande assente nella finanziaria di quest'anno;
   Perotti avrebbe lasciato, nonostante il Presidente del Consiglio gli avesse chiesto di non lasciare il suo incarico promettendogli interventi più rapidi, interlocutori chiari e un mandato politico più forte, dichiarando: «Non mi sentivo molto utile in questo momento» e «La spending review non è una priorità del Governo»;
   Perotti è il secondo commissario per la spending review che lascia l'incarico dalla nascita del Governo Renzi, poco più di un anno fa il suo predecessore, Carlo Cottarelli, nominato da Enrico Letta, aveva lasciato a pochi giorni dalla presentazione della legge di stabilità, dando termine ad un incarico che avrebbe dovuto avere durata triennale;
   il tecnico del fondo monetario si era insediato a ottobre e a inizio 2014 aveva presentato un piano importante: subito 7 miliardi di euro di risparmi, quindi 18,1 nel 2015 (poi ridotti a 16) e addirittura 33,9 (quindi scesi a 32) nel 2016, chiudere 2 mila partecipate, accorpare i centri di spesa, tagliare province, corpi di polizia, fondi per le imprese e auto blu, ma il piano, appena abbozzato nei mesi precedenti, con l'arrivo del Premier Renzi ha subìto una battuta d'arresto, visto che Palazzo Chigi, che nel frattempo aveva preso più potere rispetto al Ministero dell'economia e delle finanze, ha portato i risparmi da 16 a quota 8,5 miliardi di euro;
   prima di tornare al Fondo monetario internazionale, Carlo Cottarelli aveva denunciato alla stampa di aver incontrato le maggiori difficoltà nello svolgimento dell'incarico di responsabile della spending review nelle resistenze nel «sistema dei capi di gabinetto. Si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio. E i capi degli uffici legislativi hanno in mano tutto e scrivono leggi lunghissime, difficilmente leggibili»; inoltre aveva evidenziato che «spesso molti documenti non mi venivano dati. Non per cattiva intenzione, ma perché non facevo parte della struttura», e inoltre «quell'anno è stato difficile. Non facevo parte della macchina della pubblica amministrazione, per cui certe informazioni non mi arrivavano e certi disegni di legge non mi venivano fatti vedere prima. Mentre ero lì che cercavo di tagliare la spesa, passavano provvedimenti che la aumentavano. L'ho detto pubblicamente»;
   in otto anni sarebbero stati cambiati quattro esperti incaricati di ridurre la spesa pubblica, infatti secondo fonti di stampa: «è da una trentina d'anni che economisti ed esperti tentano senza successo di contenere le uscite dello Stato scontrandosi con resistenze politiche, interessi forti e privilegi intoccabili. Tra gli anni Ottanta e il 2008 ci furono le “Commissioni tecniche per la spesa pubblica”, poi l'ex premier Mario Monti nel 2012 ha provato a mettere in campo, a fianco di Piero Giarda, il tridente Giuliano Amato-Enrico Bondi-Francesco Giavazzi: l'ex premier e giudice costituzionale si è occupato di analizzare i finanziamenti ai partiti, l'ex commissario straordinario di Parmalat e dell'Ilva ha proposto un piano di razionalizzazione della spesa per acquisti di beni e servizi e l'economista della Bocconi ha messo a punto raccomandazioni sui contributi alle imprese. Ma solo sul primo aspetto è intervenuta una legge ad hoc che elimina in maniera graduale i contributi pubblici. Archiviato Bondi è stata la volta del ragioniere generale dello Stato Mario Canzio, rimasto in carica solo cinque mesi a cavallo dell'avvicendamento tra Monti e Letta. Quest'ultimo per affrontare il problema ha chiamato in Italia Cottarelli, che era direttore del dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale. Giusto il tempo di presentare il piano per disboscare la “giungla” delle società partecipate, ancora inattuato, e l'economista ha avuto il benservito da Renzi e se ne è tornato a Washington»;
   il termine inglese «spending review», ovvero «revisione della spesa» introdotto nel gergo politico italiano nel 2006 da Tommaso Padoan Schioppa, all'epoca Ministro dell'economia e delle finanze nel Governo Prodi, significa analisi delle spese e del funzionamento dei vari apparati allo scopo di migliorare la performance della macchina pubblica con l'obiettivo, anche, dei risparmio –:
   se il Governo non consideri necessario chiarire le ragioni delle dimissioni del commissario per la spending review di cui in premessa, facendo luce prima di tutto sull'affermazione di Perotti secondo la quale la spending review non sarebbe una priorità del Governo;
   se il Governo non intenda approfondire se sia reale il problema delle resistenze della burocrazia e, in particolar modo, del «sistema del capi di gabinetto» messo in evidenza da Cottarelli e su cui non sarebbe ancora stata fatta adeguatamente luce;
   in che modo il Governo abbia intenzione di portare avanti la necessaria opera di riorganizzazione e risparmio della spending review, e quali iniziative intenda assumere per superare le criticità che fino ad ora hanno reso difficile il lavoro dei diversi consiglieri economici per la revisione della spesa pubblica che si sono alternati, loro malgrado, in questi anni.
(4-11217)

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