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giovedì 22 marzo 2018

ANSA/ Zuckerberg rompe il silenzio, 'sono io il responsabile'



MERCOLEDÌ 21 MARZO 2018 21.41.09
SICUREZZA

>>>ANSA/ Zuckerberg rompe il silenzio, 'sono io il responsabile'

ZCZC0689/SXB ONY91468_SXB_QBXB R EST S0B QBXB >>>ANSA/ Zuckerberg rompe il silenzio, 'sono io il responsabile' E vara piano protezione dati. In Usa scatta prima class action ++ AGGIORNA E SOSTITUISCE SERVIZIO DELLE 20.38 ++ (di Ugo Caltagirone) (ANSA) - NEW YORK, 21 MAR - "Sono io che ho lanciato Facebook e sono io il responsabile di tutto quello che accade sulla nostra piattaforma": Mark Zuckerberg rompe finalmente il silenzio sullo scandalo dei dati personali raccolti e sfruttati per scopi politici. E, nel giorno in cui negli Usa scatta la prima class action, lancia un piano d'attacco perche' casi come quello della Cambridge Analytica non accadano mai piu'. Se non sara' cosi', scrive a chiare lettere sulla sua pagina personale, "non meritiamo di essere al vostro servizio". Il lungo post arriva dopo ore frenetiche vissute nel quartier generale di Menlo Park, dove per ore e ore i top manager del gruppo hanno lavorato con i legali per mettere a punto fino all'ultima virgola la dichiarazione dell'ex ragazzo prodigio della Silicon Valley. Parole che si spera soddisfino per il momento quella richiesta di spiegazioni e di trasparenza che arriva da tutto il mondo, e soprattutto dai mercati. Ma l'auspicio e' che si plachino anche l'ondata di indignazione dell'opinione pubblica e la frustrazione dei dipendenti del colosso dei social media, mai cosi' palpabile per i viali del campus. Allontanando le voci di altre teste pronte a cadere dopo quella del responsabile per la sicurezza informatica Alex Stamos, con qualche analista che azzardava l'ipotesi di un clamoroso passo indietro dello stesso presidente ed amministratore delegato di Facebook. La societa' era tornata a difendersi martedi' sera, affermando di essere stata ingannata sulla raccolta delle informazioni personali degli utenti: una dichiarazione che per lo meno sembra essere riuscita ad evitare un'ulteriore giornata di passione per Facebook a Wall Street, dove dall'inizio dello scandalo ha bruciato ben 50 miliardi di dollari. Il danno piu' grave pero' sembra essere quello di immagine, e la perdita di fiducia da parte di quel popolo di Facebook che si e' sentito raggirato, con i propri dati utilizzati per fini politici, che si tratti del referendum sulla Brexit o dell'elezione di Donald Trump. Nel mirino e' una gestione della privacy troppo lassista da parte del gruppo dirigente, almeno fino al 2015. Ed e' su questo punto che insistono i promotori della causa collettiva avanzata presso la corte distrettuale federale di San Jose', a due passi dalla Silicon Valley, alla quale ora chiedono i danni. "Abbiamo fatto degli errori, molto e' stato gia' fatto ma c'e' ancora molto da fare", ha cercato di rassicurare Zuckerberg, indicando le prossime mosse per rafforzare il sistema di protezione: a partire da un'indagine approfondita su tutte le app che hanno accesso ai dati di Facebook, soprattutto su quelle operative sulla piattaforma prima del 2014. "Bandiremo gli sviluppatori che non non sono in regola e non saranno d'accordo con le nostre regole", spiega, assicurando che il loro numero sara' comunque ristretto. A tal proposito dice che il numero di dati personali che bisognera' dare per accedere a una app sara' ridotto al nome, la foto e l'indirizzo email: niente di piu'. Inoltre ci sara' la possibilita' per gli utenti di controllare tutte le app che hanno sottoscritto e di revocare in ogni momento ad ognuna di loro il permesso di usare i propri dati. Intanto a rafforzare il possibile legame tra il datagate di Facebook e il trionfo del tycoon alle urne nel novembre del 2016 c'e' anche la storia raccontata da Chris Wylie, la talpa che con le sue rivelazioni ha provocato il terremoto. Per l'ex dipendente di Cambridge Analytica, intervistato dal Washington Post, il programma per la raccolta di dati su Facebook fu avviato nel 2014 dalla sua ex societa' sotto la supervisione di Steve Bannon, l'ex stratega politico di Trump. Fu dunque l'allora numero uno di Breitbart News - entrato nel board di Cambridge Analytica e divenutone vicepresidente - la mente di tutto. Tre anni prima il suo incarico alla Casa Bianca, Bannon comincio' a lavorare a un ambizioso progetto: costruire profili dettagliati di milioni di elettori americani su cui testare l'efficacia di molti di quei messaggi populisti che furono poi alla base della campagna elettorale di Trump. Fu sempre Bannon a far avere a Cambridge Analytica, dove rimase fino all'agosto 2016, i finanziamenti dei suoi ricchi sostenitori, a partire dalla famiglia miliardaria dei Mercer.(ANSA). CU 21-MAR-18 21:40 NNNN
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PRIVACY: MEA CULPA ZUCKERBERG, FACEBOOK HA SBAGLIATO/ADNKRONOS =

'Io ho creato il social network, io sono responsabile' Roma, 21 mar. (AdnKronos) - "Abbiamo commesso errori, c'è molto da fare. Io ho creato Facebook e io sono responsabile". Mark Zuckerberg, numero 1 di Facebook, rompe il silenzio. La sua creatura è coinvolta nel caso che ruota attorno a Cambridge Analytica, la società britannica collegata alla campagna presidenziale di Donald Trump che avrebbe ottenuto informazioni -acquisite illegalmente da un altro soggetto- su decine di milioni di utenti di Facebook. Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Europea attendono chiarimenti. In California, azionisti del colosso creato da Zuckerberg hanno fatto partire la prima prima class action: si sono rivolti al giudice perché si ritengono danneggiati dalle comunicazioni false e fuorvianti di sulla gestione dei dati personali. In questa bufera, il boss di Facebook esce dall'angolo con un lungo post: "Voglio condividere un aggiornamento sulla situazione di Cambridge Analytica, compresi i passi che abbiamo già compiuto e i prossimi che faremo per affrontare questa questione importante". (segue) (Gro/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 21-MAR-18 21:27 NNNN
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(AdnKronos) - "Abbiamo la responsabilità di proteggere i vostri dati e se non siamo in grado di farlo non meritiamo di offrirvi un servizio. Ho lavorato per comprendere in maniera dettagliata cosa sia successo e come fare per evitare che questo accada di nuovo", prosegue. "La buona notizia è che le azioni più importanti per evitare che una cosa del genere si verifichi di nuovo sono state già intraprese anni fa. Ma abbiamo anche commesso errori, c'è ancora da fare: dobbiamo agire e farlo ora", dice. Zuckerberg ripercorre le tappe della vicenda, che entra nel vivo nel 2013 quando "un ricercatore della Cambridge University, Aleksander Kogan, ha creato un'app con un quiz sulla personalità installata da circa 300.000 persone che hanno condiviso i loro dati e quelli dei loro amici. Visto come funzionava all'epoca la nostra piattaforma, Kogan era in grado di accedere a decine di milioni di dati degli amici" degli utenti. Una modifica apportata nel 2014 ha reso impossibile tale azione: "App come quella di Kogan non potevano più chiedere i dati degli amici di un utente a meno che gli amici stessi non avessero autorizzato l'applicazione. Inoltre abbiamo chiesto agli sviluppatori di ottenere la nostra approvazione prima di poter chiedere dati sensibili alle persone". (segue) (Gro/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 21-MAR-18 21:27 NNNN
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(AdnKronos) - Nel 2015, Facebook ha appreso dal Guardian che Kogan aveva condiviso i dati raccolti con Cambridge Analytica. Tale violazione delle policy di Facebook ha comportato il 'ban' dell'app di Kogan. "E abbiamo chiesto a lui e a Cambridge Analytica di certificare in modo formale la distruzione di tutti i dati acquisiti in maniera inappropriata. Hanno fornito tali certificazioni". Quindi, si arriva alla stretta attualità. "La scorsa settimana abbiamo appreso dal Guardian, dal New York Times e da Channel 4 che Cambridge Analytica potrebbe non aver distrutto i dati come dichiarato. L'abbiamo subito sospesa vietando la possibilità di usufruire dei nostri servizi. Cambridge Analytica sostiene di aver già distrutto i dati ed ha acconsentito ad una verifica forense da parte di una società a cui abbiamo conferito incarico. Stiamo anche collaborando con le autorità mentre indagano sull'accaduto". Zuckerberg fa riferimento all'interruzione del rapporto di ''fiducia tra Kogan, Cambridge Analytica e Facebook. Ma c'è stata anche una rottura nel rapporto di fiducia tra Facebook e le persone che condividono con noi i loro dati e si aspettano che li proteggiamo. Dobbiamo sistemare tutto questo". (segue) (Gro/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 21-MAR-18 21:27 NNNN
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(AdnKronos) - Quindi, spiega che "abbiamo già compiuto i passi più importanti alcuni anni fa, nel 2014, per evitare che soggetti malevoli accedessero alle informazioni delle persone in questo modo". Altre misure, però, verranno adottate. "Per prima cosa, esamineremo tutte le app che hanno avuto accesso a grandi quantità di informazioni" prima delle modifiche introdotte nel 2014 "e condurremo un'approfondita indagine su ogni app dall'attività sospetta. Bandiremo ogni sviluppatore che non sia disponibile a sottoporsi ai controlli". Stesso provvedimento per chi non risultasse in regola. "Per seconda cosa, ridurremo l'accesso degli sviluppatori ai dati per evitare altri casi di abuso. Ad esempio, elimineremo l'accesso degli sviluppatori ai dati se non avete usato la loro app per 3 mesi. E ridurremo i dati che vengono forniti all'app: solo nome, foto profilo e indirizzo email. Chiederemo agli sviluppatori di ottenere non solo l'approvazione" dell'utente "ma anche di firmare un contratto per chiedere l'accesso ai post e ad altri dati personali". "Terzo -prosegue- vogliamo essere sicuri che voi capiate a quali app avete dato il permesso di accedere ai dati. Il mese prossimo vi mostreremo un tool -tra l'altro già esistente- in cima al vostro News Feed, con le app che avete usato e con un modo semplice per revocare la possibilità di accedere ai vostri dati". (Gro/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 21-MAR-18 21:27 NNNN 

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